Vincenzo Nuzzo
La battaglia
Il rullio dei tamburi alle nostre spalle è finalmente cessato.
Siamo davanti al nemico.
Tra poco sarà impartito l’ordine di attacco.
Ed improvvisamente, mentre a pie’ fermo attendiamo, mi coglie il lancinante ricordo dei radiosi giorni del passato.
Il nemico si tiene ai piedi delle basse alture con cui termina lo stretto pianoro alla cui altra estremità ci siamo fermati alla fine di un lungo pendio.
Finora i tamburi avevano rullato interminabilmente dietro di noi guidandoci all’attacco.
Marciavamo in file serrate, uno accanto all’altro, misurando il terreno a lunghi e risoluti passi.
Spingendo avanti le gambe rigide, ed lasciando cadere i piedi pesantemente al suolo. Risoluti. Senza esitazioni. Come ci è stato insegnato. Perchè il nostro passo cadenzato e pesante faccia tremare la terra ed i cuori.
Ma non i nostri.
E i nostri cuori non tremavamo affatto, mentre marciavamo.
Risoluti, si!. Ma risoluti a morire, prima che ad uccidere!. Sollevati, come lo si è solo prima di una battaglia. Decisi a concludere lì, se il destino lo volesse, i nostri giorni.
Per la maggior parte di noi, cioè abbandonare lì, finalmente, su quel terreno, la pesante bisaccia di miserie e dolori che da tempo ci trasciniamo sul groppone.
Ci sono tra noi uomini che hanno ucciso, e molte, troppe volte. E sono ormai stanchi di farlo.
Ci sono tra noi uomini che hanno subito le più profonde e mortali ingiustizie. Perdendo tutto quello che avevano, incluso l’onore e la dignità.
Ci sono tra noi uomini che il dolore aveva annientato, estirpando dalla loro anima anche l’ultimo desiderio di vivere. Fino a farli desiderare ardentemente che il morso dei proiettili e delle palle di cannone arasse crudelmente le loro carni e facesse scempio dei loro corpi.
Tutti guardavamo in avanti, con l’aria fredda che ci penetrava nelle bocche e scendeva giù per i polmoni, facendoci appartenere a quel campo, a quelle colline, ai quei boschi ed a quei pianori che avevamo appena attraversato.
Guardavamo in avanti con lo sguardo calmo e fermo. Pronti ad affrontare ancora una volta il destino.
Quasi sorridenti, alcuni, sembravano.
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