[Abstract:
Tale recensione tratta del libro di Martin Heidegger dal titolo Holzwege, un libro in cui furono pubblicati postumi diversi saggi scritti dall’autore prima, durante ed immediatamente dopo la seconda guerra mondiale.
Per la data della sua pubblicazione, il 1956, il libro passa, almeno per quanto ne dice lo storico Ernst Nolte, per una testimonianza di un tardo Heidegger, ormai lontanissimo dal suo impegno nazionalsocialista ed estremamente prossimo ormai tutto sommato alle tesi di quel movimento che poi si sarebbe manifestato nel tempo come ecologismo verde tedesco.
La mia recensione mostra comunque che il filosofo, anche in questo suo nuovo volto, non fu affatto lontano dalla sua passata identità filosofico-politica ed ideologica e soprattutto non fu affatto lontano dal sostegno offerto alle tesi di un nichilismo titanico a sua volta al servizio di potenti forze di Distruzione, ma affatto conservatrici (come si è portati troppo facilmente a credere).
È su questa base che la complessiva posizione sostenuta da Heidegger in questo libro può essere considerata equivalente ad una visione filosofica che intende affermare una forma estremamente moderna di ultimativo e radicale Materialismo.
E tale visione non solo non mi sembra che dia alcuna vera risposta alle tremende sfide della Modernità ma addirittura contribuisca non poco al loro prodursi.
Testo recensione:
Decisamente non ci si può proprio sottrarre al fascino accattivante della lettura di Heidegger, ed Holzwege1 non si sottrae certo a questa regola.
Il libro, come ci racconta Ernst Nolte2, rappresenta a suo parere in pieno l’Heidegger tardivo, quell’Heidegger che, come ho raccontato nell’altra recensione di suoi testi3 , era sopravvissuto straordinariamente incolume alle tremende tempeste del dopoguerra post-nazionalsocialista.
Incolume non è certo l’espressione più appropriata, dato che poco mancò che il filosofo si togliesse la vita per l’umiliazione e la vergogna che subì dopo la guerra. Ma fatto sta che, come ho già raccontato4, con questo ed altri libri egli si ripresentò al mondo non più come filosofo del nazismo ma invece come filosofo in qualche modo della riscossa ecologica dell’uomo contro la modernità e la tecnica.
Ed in tal modo egli senz’altro riprese le fila di un’ispirazione iniziale ( e quindi di una sostanziale buona intenzione) che la compromissione con il nazismo aveva poi oscurato fin quasi ad annientarla. Ci tengo comunque a sottolineare che tale ispirazione e buona intenzione fu e restò autenticamente conservatrice, indicando così a noi come e quanto il conservatorismo autentico non sia affatto coinvolto nelle vergogne della destra storica.
Almeno è così, comunque, che la sua filosofia tarda ci viene presentata da Nolte.
Ciò è però abbastanza difficile da credere, visto che non è affatto arduo, nel presente libro, riconoscere ancora ben distinto quel filosofo del nazismo dietro il quale si nascondeva più che altro in realtà il pensatore di un estremo materialismo immanentista.
Personalmente, almeno per quello che ho costatato leggendo Holzwege, credo che Nolte si riferisca soprattutto alla brevissima riflessione apposta da Heidegger a mo’ di estrema introduzione al libro.
Si tratta cioè delle seguenti parole : ‒ “Holz lautet ein alter Name für Wald. Im Holz sind Wege, die meist verwachsen jäh im Unbegangenen aufhören. Sie heißen Holzwege.
Jeder verläuft gesondert, aber im selben Wald. Oft scheint es, als gleiche einer dem anderen. Doch es scheint nur so. Holzmacher und Waldhüter kennen die Wege. Sie wissen, was es heißt, auf einem Holzweg zu sein” („Legno è un antico nome per bosco. Nel bosco legno vi sono sentieri, dei quali quelli più ingombri dell’intrico di vegetazione di colpo terminano nel mai percorso da uomo. Si chiamano sentieri nel bosco, Holzwege. Ognuno di essi decorre separato eppure sempre nello stesso bosco. Spesso sembra che l’uno rassomigli all’altro. Ma ciò è solo apparenza. Solo i legnaioli ed i guardiani del bosco conoscono i sentieri. Solo essi sanno cosa mai significhi trovarsi su un sentiero nel bosco“).
In effetti, del resto, i saggi pubblicati nel libro sono stati tutti scritti in epoca antecedente alla Seconda Guerra mondiale.
Allora l’Heidegger molto più radicalmente materialista che non nazista mi sembra essere un pensatore nella cui opera è più riconoscibile che mai il fenomeno, che più volte ho illustrato, della sostanziale continuità tra due correnti di pensiero e di prassi :
1)quella del liberalismo progressista e modernista, sempre sostanzialmente sodale con il movimento rivoluzionario nelle sue più variegate espressioni
2)quella del titanismo rivoluzionario-conservatore con tutto ciò che lo ha preceduto e seguito ; cioè con l’idealismo progressista-rivoluzionario (che il titanismo stesso volle esautorare cercando tra le sue pieghe l’occultata infamia della volontà di sapere come volontà di potenza) e con il neo-titanismo che da questo così forzato e cruento rinsavimento anti-idealistico (Besinnung metafisica) è poi scaturito ; cioè nient’altro che quell’amalgama tra ultra-capitalismo consumista e neo-socialismo garantista ed ultra-egualitarista (neo-dottrina dei diritti inalienabili) che ho descritto nel mio saggio sul conservatorismo5.
Ma una volta chiarito tutto questo, va ribadito che la lettura di un testo di Heidegger è e resta un’affascinante ed emozionante avventura, un’avventura piena di fulminanti scoperte del pensiero e quindi piena di esaltanti sorprese. E forse essa è ancora più affascinante ed emozionante quanto più non ci si nascondono i tremendi rischi, vere e proprie irresistibili ma mortali insidie, di cui è irto il cammino che si compie intraprendendola.
Come vedremo, dev’essere stato proprio questo fascino a sedurre migliaia e migliaia di studenti e di giovani tedeschi da quel fatale 1933 in poi.
Del resto la stessa Edith Stein, collega di Heidegger ma non certo sua sodale o compagna di viaggio ideale ‒ e chissà forse addirittura una sua vittima, come ci lascia intendere la regista del film La settima stanza, Marta Medeirosz ‒, nel racconto della sua vita6, mette in evidenza di Heidegger l’accattivante intelligenza concentrata nella magneticità del suo sguardo e del suo apparire, specie nell’accalorarsi nelle discussioni filosofiche e nelle lezioni.
Tutto questo doveva essere detto per comprendere meglio di cosa ne va con questo libro.
Ma veniamo finalmente ai suoi contenuti espressi in diversi saggi che qui raggruppiamo secondo l’argomento.
…….
(Il testo di 80 cartelle è qui riprodotto solo parzialmente ; l’autore è comunque lieto di fornire una copia cartacea a chi ne facesse richiesta scrivendogli personalmente all’indirizzo mail indicato nel blog)
LO invii a Vincenzo Vitiello che, studioso di Heidegger, si farà grosse risate dopo poche pagine . Mi sto divertendo leggendo i suoi spropositi filosofici.
Quanto all’accusa infondata di nazismo si informi ignorante su
Heidegger, Ormai solo un Dio ci può salvare – gabriella giudici
gabriellagiudici.it/heidegger-ormai-solo-un-dio-ci-puo-salvare/
Conosco perfettamentente Heidegger e ritengo di poterlo interpretare (in accordo con molta letteratura) almeno con la stessa liberta’ dei suoi sacerdoti. Quanto alle sue ingiurie sono solo penose, specie in quanto tipiche di certa boria da professore di filofia. Rida pure. Intanto la sua barbarie fa solo pena. E stia attento con le parolacce, perché alla prossima la denuncio. Una persona nella sua posizione che non conosce l’educazione e’ veramente desolante. Nuzzo
Le ho dato sinora troppa importanza solo perché mi ha lasciato un commento offensivo dandomi del farneticante (il bue che dice cornuto all’asino) e dell’infimo valore in un commento a Prof. Pier Paolo OTTONELLO E LA SUA FILOSOFIA DA W.C.. Commento che non ho voluto nemmeno pubblicare. Se continua a rompermi i coglioni la sputtano nel mio blog. Perciò la chiuda qui ché le conviene. Si tenga la sua fede e tutta la confusione che ha in testa senza pretendere di criticare quelli che non l’hanno. Che razza di pediatra e psicoterapeuta.
A me sembra che chi sta r.i.c. sia lei. Io la stosolo invitando al decoro e rispetto che competerebbero al suo ruolo. Visto che lei preferisce farne a meno. E mi sputtani pure. Chissenefrega. Il suo, caro amicoamico, mi sembra proprio un delirio di onnipotenza. Mi ascolti : cerchi aiuto, invece di continuare ad abbaiare. In ogni caso ne le sue minacce ne il suo turpiloquio possono toccarmi minimamente. Vada in pace!. Nuzzo