Ho da poco ultimato la stesura di un nuovo racconto. Eccone una sintesi in abstract.
L’autore resta disponibile, per chiunque sia interessato ad essa e ne facesse richiesta, all’invio di una copia cartacea per via postale.
La storia comincia con un risveglio, quello di Giacomo Leopardi dopo la morte, in una casa sconosciuta in cui egli ritrova due uomini a lui affini che poi si riveleranno Fernando Pessoa ed Yukio Mishima. La casa è tutta in un’ampia stanza, dietro la quale, in una fitta penombra si nasconde un’immensa biblioteca, nella quale compaiono sia i libri pubblicati sia quelli mai pubblicati ma comunque scritti. In questa biblioteca si rende poco a poco manifesta la presenza occulta di Martin Heidegger, che diviene sempre più l’oggetto esplicito e non esplicito dei dialoghi dei tre uomini.
I dialoghi rappresentano un percorso di catarsi dei tre poeti e pensatori per riscattarsi dei necessari errori intellettuali e morali, equivalenti ad altrettante parziali opinioni (ovvero molto parziali riflessi della verità), che essi hanno dovuto commettere in vita per assolvere al compito storico di opporsi all’idealismo sentimentalista.
Errori che si rivelano confinare sempre con la possibilità di un peccato, ma che comunque verranno riscattati nel cammino faticoso verso l’unità che, nelle condizioni della vita non più mortale, viene ad essere finalmente possibile. E con essa si apre la possibilità di un perdono.
Non però per chi, come Heidegger, oltre che di errori si è macchiato anche di un vero e proprio aperto peccato (da intendere con ciò è tutto ciò che ruota intorno alla sua adesione al nazismo, e cioè, nell’essenza, soprattutto il suo tradimento dell’iniziale vocazione di filosofo cristiano e quindi il suo tradimento della vera metafisica per una metafisica immanente e ferina), ed intorno a questo ha permesso che si muovesse l’intera sua vita.
Eppure anche per questo si profilerà alla fine il perdono, un perdono che qui avrà l’aspetto di un vero e proprio miracolo. Una possibilità insomma di gioia al di fuori di ogni misura, ovvero la traduzione in definitiva del concetto paolino-agostiniano di felix culpa.
interessante, bravo
Grazie molte per il cortese apprezzamento. È un testo che scrissi molto tempo fa e si piazzò bene anche in un concorso letterario. Però confesso che lo avevo totalmente dimenticato.